Mi vengono in mente tante cose la mattina presto. In questi giorni poi che c’è il mio micio più piccolo che mi sveglia prestissimo, (e questo è un altro problema da risolvere!), nel silenzio dell’appartamento, davanti ad un caffé, il buio ancora fuori, mi vengono tanti pensieri in mente.
Stamattina un mal di testa lancinante, ho preso due aspirine al volo, ma non hanno fatto nessun effetto perché è il mal di testa dovuto al ciclo. Non è quello che va e viene giornalmente dall’inizio dell’anno. Eh si, perché ultimamente ce l’ho tutti i santi giorni, in orari diversi, a volte va via da solo, a volte devo prendermi una bustina. Comunque, ormai ci sono abituata e non ci faccio caso.
Però sto facendo un pensierino di indagare se mi spetta qualche agevolazione, visto che parlavano in tv di chi soffre di mal di testa. Io ce l’ho da un minimo di due volte alla settimana ad un massimo di 7 giorni su sette. Mi informerò.
Ieri sera ero sola al lavoro, in biblioteca, e mi sono presa dieci minuti di pausa per leggere un pochino e ho dato una scorsa alle riviste, e mi sono letta un paio di articoli.
Uno era sul caso Welby. L’altro sui pacs. E sono stata felice di leggere che non sono solo io a pensarla in quel modo. La rivista era quella che allegano al giornale, Io Donna, non ricordo il quotidiano, forse la Repubblica o il corriere, boooooh.
Per esempio la faccenda del funerale religioso negato ad un uomo (Piergiorgio Welby e vi invito a leggere anche qui) morto per sua volontà e a sua moglie che pur con tutte le sofferenze credeva ancora nei sacramenti religiosi, che per anni sono stati dei VERI santi, dei martiri. Io non ce l’avrei fatta. Mi sarei ammazzata molto prima insieme a lui piuttosto. Ma che vergogna.
E sui pacs, come può la chiesa impicciarsi, mi chiedo? Sulle leggi italiane?? Ma fai le tue leggi per la chiesa, e se qualcuno non le rispetta semplicemente lo scomunichi e vaffanculo. Cosa c’entra lo stato Italiano??
Sulle ultime sui campi di calcio non dico niente perché non sono tifosa e a me sembrano tutti imbecilli quelli che ci vanno ancora, allo stadio. Tanto per dire, mio figlio non ha mai potuto vedere una partita della sua Juventus di quelle importanti, perché erano troppo turbolente ed avevamo paura. Mio marito l’ha portato solo ad un paio di partite minori, più tranquille. Ma allora, basta no?
Chi l’ha visto?
Ieri sera ho visto un pezzo di trasmissione e cercavano due ragazzi dispersi in Ecuador, dove erano andati in mezzo alle tribù indigene per imparare i segreti degli sciamani. Ma, dico io, non potevano farsi una bella ricerca su internet? Andare a Ibiza come fanno tutti quanti no, eh? E poi la madre, che si scandalizza perché “forse non si danno abbastanza da fare per cercarli”. Ma ditemi voi, uno si infila nella tana del lupo e, con tutti i PROBLEMI di gente che scompare, poveri cristi, malati o rapiti che si perdono nel nulla, devono andare a cercare i DUE SCIAMMANATI?? Ma lasciateli là!!!
Adesso mando un bell’identikit anch’io a Chi L’ha Visto, e vediamo se si danno da fare anche per me (segnalo questo bel sito ad hoc: http://flashface.ctapt.de/ )
Ieri sera parlavo con mio figlio a proposito dell’abitudine al dolore degli altri.
Io temo che, facendo vedere in tv, così spesso e così apertamente le lacrime, il dolore, situazioni tristi, tragiche, sangue, morti e feriti, alla fine non ci farà più effetto niente. Forse ci siamo già arrivati ad essere così.
Gli ho fatto l’esempio di suo nonno, mio padre, che alla sua età, 12 anni, iniziava già ad imparare il mestiere di falegname. E con un suo coetaneo andavano ad aiutare a fare le casse da morto in una ditta di pompe funebri. Mi raccontava, lui ridendo, io inorridendo, che lui e l’altro avevano il compito di inchiodare il coperchio della cassa con dentro il morto (ovviamente), e che una volta è toccato ad un uomo che (a mio figlio ho detto che era grasso, ma in realtà si era gonfiato nel morire se non sbaglio), non ci stava più dentro, nonostante gli avessero preso le misure prima. Quindi, indovinate: un ragazzo si è dovuto sedere sul coperchio mentre l’altro inchiodava. A mio padre sembrava una cosa buffa. Ma vi rendete conto? Un po’ quell’ironia sul macabro l’ho ereditata anch’io per la verità.
Sempre sull’abitudine all’orrore, mio padre durante la II guerra mondiale, era stato in Russia ma non ha combattuto. Era infatti a lavorare in un ospedale da campo, e mi pare che pensasse alla fureria, che aveva anche una bella calligrafia (davvero bella) e teneva tutti i registri, etc. Il fatto è che mi raccontava che ha visto tante di quelle gambe amputate per colpa del gelo, là in Russia, perché gli italiani, popolo notoriamente organizzatissimo, non aveva scarpe adatte, e cercava di avvolgerle in pezzi di coperta per ripararsi meglio, ma a molti soldati si congelavano i piedi lo stesso. Lui era stato fortunato. Lavorava al caldo. Ma..diceva che c’era un tale casino, che spesso i piedi amputati li vedevi passare in bocca a qualche cane affamato, e, anche qui, lui rideva. Diceva anche che ha passato molto tempo che gente morente, che gli affidava lettere, o per cui lui le doveva scrivere, e che spesso si attaccavano alla sua medaglietta della Madonna che portava al collo. Diceva che era per questo che si era consumata. Mio padre l’ho visto piangere solo alla fine, quando era malato e molto debole. Altrimenti sembrava un tipo totalmente freddo, ma so che non lo era. Solo che non lo dimostrava. Parlava di cose agghiaccianti con ironia, solo perché così erano più sopportabili. Forse anch’io faccio così. Anche se spesso mi dicono che sembra che “tutto mi passi sopra”, è solo un atteggiamento esteriore. L’ironia aiuta.
Quando è uscito dall’ospedale mio padre, lui non sapeva di avere un cancro, o per lo meno, facevamo tutti finta di non saperlo, ma quando ha salutato il suo compagno di letto per venirsene a casa gli ha detto: Faccio come quello della barzelletta: abbiamo provato con la penicillina, con l’aspirina, con la tetraciclina, e pure con la Teresina, ma non c’è proprio niente da fare”…
Basta ho scritto troppo!! Un bacio a papi che questo mese, il giorno 26 avrebbe compiuto 96 anni. Beh.. Un bacio e un ricordo anche alla mamma, che mi ha insegnato a “prendere un problema per volta”..